L'opera fotografica "Disabilità in Breve" è un racconto visivo, strutturato in tre scatti, che condensano l'esperienza della disabilità e delle sue sfide. L'elemento chiave risiede nell'immobilità del ragazzo con le stampelle e il movimento degli altri. Contrasto che ho utilizzato per evidenziare alcuni stati della persona affetta da disabilità, quali: solitudine, esclusione, frustrazione, impotenza.
Nella prima fotografia, il ragazzo con le stampelle è già separato dalla massa in movimento. La staticità del soggetto è fortemente in contrasto con le altre figure in movimento. Nelle successive, la distanza aumenta fino alla terza immagine dove il ragazzo rimane solo. Mentre gli altri proseguono spediti, il ragazzo rimane bloccato, metafora di come la disabilità possa creare un muro invisibile tra chi la vive e il mondo circostante, spesso ignaro o indifferente alle difficoltà altrui.
In queste immagini ho cercato di mettere in evidenza il paradosso tra vicinanza e indifferenza. Nonostante la presenza iniziale di altri ragazzi, l'immobilità del protagonista lo rende subito un'entità separata. La loro corsa simboleggia una società che va avanti, non sempre attenta o disposta ad aspettare chi ha ritmi diversi. Il ragazzo con le stampelle, nella quotidianità, pur essendo visibile, in qualche modo, è "invisibile" nella frenesia del quotidiano. Nelle immagini che lo ritraggono circondato dai suoi compagni, nessuno ha la testa rivolta verso di lui. I suoi limiti lo rendono un'eccezione, e il contesto sociale, rappresentato dai suoi compagni, si adatta alla sua presenza, all’ostacolo, e va avanti.
La scala, non è solo un elemento architettonico, ma un potente simbolo degli ostacoli che le persone con disabilità incontrano costantemente ed evoca un forte senso di frustrazione e impotenza. I limiti, siano essi fisici o psichici, possono generare una barriera insormontabile tra il desiderio di partecipare e la cruda realtà dell'impossibilità. Barriere fisiche o barriere sociali e mentali (pregiudizi, mancanza di opportunità, burocrazia).
La scelta di rappresentare il ragazzo completamente immobile in tutte e tre le foto, amplifica il senso di un ciclo di frustrazione senza fine. Un "tempo sospeso" nel quale vive chi è oggetto di disabilità.
Con queste immagini ho cercato, in breve, di mettere a fuoco una società che spesso valorizza la velocità, l'efficienza e la prestazione, lasciando indietro chi non riesce a tenere il passo. Alla immobilità del ragazzo si contrappone il movimento degli altri ragazzi, che sottolinea la velocità della vita e l'accelerazione sociale in cui siamo immersi.
Un progetto fotografico pensato come un invito all'empatia e alla consapevolezza, che nella sua umiltà non solo espone le difficoltà pratiche, ma invita a riflettere su come la società percepisce e interagisce con la disabilità.
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